Preludio...

Tra arte e mummie...forse è vero, forse la fotografia non è arte, ma si limita a mumificare quello che la natura ha già creato, così bello e sospeso in un aura misteriosa, di colori, profumi, luci e momenti che raccogliamo dallo spazio per sottrarli al tempo! Forse, ci limitiamo a premere un pulsante e la macchina farà il resto, certo detta così sembrerebbe quasi che sia sufficiente una macchina fotografica per creare o meglio "rubare" il mondo; ma il mondo ha una luce sua, nascosta, che dobbiamo riuscire a far trapelare dal buio! Non voglio ora entrare nel merito di una questione che da troppo attanaglia la fotografia e la pittura, mi trovo però di comune accordo con Moholy-Nagy quando afferma che arte e fotografia viaggiano su binari paralleli, dobbiamo solo cercare di farli convivere!

giovedì 14 febbraio 2008

Special Guest: Gregory Crewdson

Dedico questo intervento ad un artista che ho scoperto da poco ma che ha subito colpito la mia attenzione, per la particolarità e la profondità delle sue immagini!

BREVE NOTA BIOGRAFICA:

Gregory Crewdson (Brooklyn, 26 settembre 1962) è un fotografo americano rinomato in tutto il mondo.

Crewdson nacque a Park Slope, un quartiere di Brooklyn.
Da ragazzo fece parte di un gruppo punk rock chiamato "The Speedies".
La loro maggiore canzone "Let Me Take Your Photo" divenne profetica per quello che Crewdson sarebbe diventato nella sua vita.

Alla metà degli anni ottanta Crewdson ha studiato fotografia al Purchase College. Poi ha frequentato la Yale School of Art, presso la Yale University, nel New Haven. ricevendo un master in belle arti. In seguito ha insegnato presso il Sarah Lawrence, il Cooper Union, il Vassar College e presso la Yale University, dove ha tenuto una cattedra fino al 1993.

LE SUE
FOTOGRAFIE:


Nell'esaminare le sue immagini, ancora prima di soffermarsi sulla composizione artistica di particolare rilievo che le caratterizza, esse ci comunicano immediatamente un senso di smarrimento, di solitudine, quasi come se una disgrazia fosse appena passata o prossima all'accadere;sembrerebbe quasi che tutti i viventi si siano rifugiati lontano dal quel piccolo segmento di mondo rimasto "intrappolato" nelle inquadrature di Crewdson, proprio per sfuggire all'imprevedibile, o che da questo siano state risucchiate.



I personaggi sono spesso colti in atteggiamenti sospesi, a metà fra un prima e un dopo, e hanno dipinte sul volto espressioni di turbamento o preoccupazione. L’atmosfera, tipicamente filmica, è surreale e a tratti onirica.L’uso della luce, quasi sempre al crepuscolo, che taglia lo spazio e l’aria aumentando la drammaticità del momento.



Il lavoro di Crewdson richiede l’intervento di dozzine fra assistenti e tecnici, addetti alle luci, al make-up e alla post-produzione.

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